Don Piero Verzelletti

Nato a Cazzago S. Martino il 13.1.1932. ordinato a Bornato il 1.2.1959. Della parrocchia di Bornato. Vicerettore in Seminario dal 1959 al 1966. Opera vocazionale e assistente diocesano Fanciulli Cattolici dal 1966 al 1970. Vicerettore in Seminario dal 1970 al 1971. Vicario cooperatore festivo a Cortine dal 1971 al 1972. Prete operaio dal 1972 al 1990. Morto a Brescia presso la cooperativa “Il Calabrone” il 12.5.2016. Funerato e sepolto a Bornato il 14.5.2016.

La morte di don Piero Verzeletti ha suscitato vivo cordoglio e ampia partecipazione da parte del mondo bresciano. Infatti con lui se ne è andato, ad 84 anni di età, un prete stimato per la sua rettitudine e per la sua azione sociale che lo ha condotto ad anticipare di qualche decennio la figura del pastore tracciata da papa  Francesco: un uomo vicino alla gente, che non annacqua il Vangelo e che preferisce gli ultimi. Un prete che ha lavorato non per l’esclusione ma per l’inclusione delle persone fragili, deboli, bisognose di riscatto, senza protagonismi e bisogno di esposizioni mediatiche. Un prete che ha dialogato con tutti e che è stato amico, senza mai tradire la Chiesa, di coloro che con la Chiesa non avevano troppa familiarità. Ha dato esempio di una fede granitica che lo ha sorretto anche nel lungo periodo della malattia. Originario della parrocchia di Bornato, aveva ricevuto l’ordinazione nella chiesa parrocchiale del suo paese e fu subito destinato come vicerettore in  Seminario, incarico che ricoprì con passione per oltre un decennio, dedicandosi anche ai fanciulli Cattolici e alla pastorale vocazionale, con un anno di curato festivo a Cortine. Per don Piero fu un periodo intenso di incontri in tutta la diocesi per ritiri, esercizi, proposte vocazionali, offrendo la sua parola chiara e semplice, che sapeva giungere al cuore dei più piccoli. Sapeva essere un educatore credibile, attento alle persone e ai segni del tempo. E proprio come risposta alle nuove esigenze sorte dopo il Concilio, operò una scelta non facile, allora non capita da tutti: quella di prete operaio. Stabilitosi al Villaggio Prealpino, lavorò in fabbrica fino al 1999, offrendo una testimonianza silenziosa ma efficace di condivisione di vita con il mondo operaio. Da prete operaio non ha voluto limitare il suo impegno alle ore lavorative, ma col cuore di pastore, al servizio di Cristo a tempo pieno, si è messo a guidare, con discrezione e valorizzando il ruolo e le competenze dei laici, un piccola comunità di accoglienza e di recupero di tossicodipendenti e persone in difficoltà. Fu sua la scelta di chiamare “Il Calabrone”  questa comunità, riferendosi al fatto che, fra gi insetti, il calabrone sa volare nonostante la pesantezza del suo corpo che a rigor di logica impedirebbe di alzarsi in alto. Era già un forte messaggio: nessuna situazione pesante impedisce all’uomo di spiccare il volo, in libertà e autonomia. Sorretto da questa fede in Dio e nell’uomo, don Pietro ha avuto molteplici contatti con varie realtà sociali, testimoniando una grande apertura di mente e di cuore e incoraggiando vocazioni laicali al servizio e al volontariato. Ma è stato anche un sapiente maestro che trovava nella Parola di Dio la via da percorrere. Col tempo “ll Calabrone” divenne Cooperativa sociale nella quale don Piero si pose rispettando il ruolo di tutti, ma anche con la coscienza di avere ancora tanto da donare. E lo donò fino alla fine, anche nei giorni contrassegnati dalla sofferenza fisica. Attraverso la  Cooperativa don Piero ha incontrato persone e istituzioni sociali, laici impegnati nell’assistenza e con tutti ha saputo collaborare nella comune ricerca dell’aiuto ai deboli, nella promozione della giustizia, della fraternità e della pace. Lo ha fatto con stile  laico senza mai smettere di essere un prete col cuore di Cristo. In questo modo, possiamo dire che ha testimoniato realmente il volto misericordioso di un Dio che è Padre.